Museo della biga - Monteleone
La Biga, “carro da parata e da corteo”, in legno di noce interamente rivestita di lamine di bronzo dorato, lavorato a sbalzo e con il corpo centrale chiuso da tre pannelli dai bordi arrotondati e curvilinei decorati con scene a carattere eroico, fu prodotta intorno al secondo quarto del VI sec. a.C..
La Biga di fattura greco-ionica, come indicano gli ultimi studi (le decorazioni in bronzo, fanno pensare all’opera di un artista di quel periodo immigrato in Etruria) fu rinvenuta in località “Colle del Capitano” nel Comune di Monteleone di Spoleto nel febbraio del 1902 dagli abitanti del posto, durante lavori di sterro. Sepolti con la Biga c’erano i corpi di un uomo e di una donna ed un ricchissimo corredo funerario successivamente datato intorno al 530 a.C..
Dal 1903 la Biga è esposta al Metropolitan Museum of Art di New York. Nel 2004 il Comune di Monteleone di Spoleto ne ha ufficialmente chiesto la restituzione perchè ritiene che sia stata trafugata. All’interno del complesso monumentale di San Francesco è possibile ammirarne una pregiata riproduzione, espressione di grande rilievo della scuola d’arte del Maestro Giacomo Manzù.
Sul pannello centrale la donna che veste un lungo chitone ed ha un mantello poggiato sulla testa, è Teti che consegna le armi divine (uno scudo bilobato ed un elmo sormontato da una testa d’ariete, forgiate da Efeso) al figlio Achille, rappresentato con la barba, i capelli lunghi caratterizzatida una serie di riccioli piatti che gli cadono sulle spalle, mentre due uccelli piombano dall’alto annunciando a Teti che il figlio morirà (l’uccello posto sulla sinistra) e ad Achille che si coprirà di gloria (l’uccello posto sulla destra). Sul pannello di destra il guerriero greco Achille combatte contro il re degli etiopi, Memnone, nipote di Priamo re di Troia, per vendicare l’uccisione dell’amico Antiloco. Un particolare colpisce l’osservatore: la punta della lancia di Memnone si piega contro l’elmo divino d’Achille. Sul pannello di sinistra, Achille al culmine della gloria muore e su un carro trainato dai cavalli alati, Balio e Xanto, va a raggiungere come un semidio l’isola dei Beati.
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